Fabio, il bomber “Galante”

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Numero 01 – settembre 2020

Galante: di nome e di fatto. Sempre e comunque: nei rapporti con gli amici, con gli sconosciuti, con la stampa, con il gentil sesso e anche con gli attaccanti.

Solo sei espulsioni in vent’anni di carriera raccontano la vita calcistica di un difensore corretto, leale, scaltro e capace di fermare gli avversari senza ricorrere alle maniere forti, almeno nella maggior parte dei casi.
Con Fabio Galante apriamo una pagina nel calcio del passato. Una pagina che ci accompagnerà tutto l’anno raccontando i protagonisti di una Serie A che fu e che, forse, ora non c’è più.
Storie di ragazzi che hanno segnato un’epoca con la loro semplicità e non con le immagini social modificate. Con le loro storie sui rotocalchi nazionali e non con le “stories” su Instagram. Con i loro gol negli stadi più emozionanti d’Italia e non alla Playstation. E cominciamo proprio da Fabio Galante perché nessuno meglio di lui racchiude tutto questo in un fisico, ancora oggi, da fare invidia a tanti calciatori professionisti. Uomo copertina, in campo e fuori, a cavallo tra la fine degli anni ’90 e l’inizio del nuovo millennio: quasi 100 partite con le maglie di Inter e Genoa, oltre la tripla cifra con Torino e Livorno. Una coppa Uefa vinta con i nerazzurri e un torneo anglo-italiano conquistato con i rossoblù. Due campionati europei con la maglia dell’Italia Under 21 e oltre 20 gol tra i professionisti. Gli amanti del fantacalcio avranno esultato tante volte grazie ai suoi bonus.

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Uomo e calciatore: già perchè in tanti se lo ricordano per le splendide ragazze che erano al suo fianco, per le foto sui giornali di gossip accanto a veline, modelle e star della televisione italiana. Troppo facile. Troppo ingiusto per l’atleta anche se l’uomo, da buon toscano, è stato sempre capace di riderci su. Fabio Galante, infatti, è stato apprezzato da tutti gli allenatori che ha avuto.
Ed è questo, in fondo, quello che conta veramente per lui: “Un giorno Mazzone mi disse: “Fabio, tu sei una delle più belle sorprese tra tutti i giocatori che ho mai allenato. Quando mi hanno chiamato a Livorno, ho pensato: “Madonna mia, Galante. Questo mi scappa di notte. Invece sei un professionista come pochi ne ho visti”. Sono queste le soddisfazioni che mi porto dietro”.

Come le reti segnate in carriera, alcune particolarmente belle, altre molto importanti, altre ancora contestatissime. Dei “+ 3” (il bonus che viene dato dopo ogni gol al fantacalcio) che i fantallenatori sentiranno ancora sulla pelle per le emozioni regalate.
Qualche esempio? Quella realizzata di testa, a partita ormai conclusa, nella stagione ‘94-’95: Juventus-Genoa 1-1. Galante supera di testa Vialli, in ripiegamento difensivo, e colpisce la sfera verso Peruzzi che devia il pallone sul palo. Paulo Sousa interviene nei pressi della linea di porta e l’arbitro assegna il gol. La Vecchia Signora protesta ma lui, da galantuomo a fine gara, si limiterà a commentare con il suo astuto sorriso: “Vediamo che dice la moviola stasera”.
E ancora, Bologna-Inter, 2-4. Gli interisti la ricordano perché Ronaldo (il Fenomeno) segnò proprio al Dall’Ara il primo gol in maglia nerazzurra.
Tuttavia gli annali raccontano che fu Galante a sbloccare quella gara, ancora con un colpo di testa. Era la stagione ‘97/’98, quella conclusa con la vittoria della Coppa Uefa a Parigi contro la Lazio. Galante non giocò quella finale (si infortunò in semifinale contro lo Spartak Mosca) ma fu titolare due anni prima, con la casacca del Genoa nel match decisivo della Coppa Anglo-Italiana. I liguri vinsero 5-2 e conquistarono il trofeo. Indovinate chi segno il secondo gol? Sempre Fabio Galante.
Insomma un vero bomber che non perdona. Ma pur sempre… galante.

Pietro Razzini
Piutre Fantacalcio

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